Luigi Di Giovanni
- Opere presenti in collezioni pubbliche e private
Biografia
Nacque a Palermo il 19 genn. 1856 da Giuseppe, incisore e pittore, e da Giuseppina Fiammetta; seguì da ragazzo gli insegnamenti del padre, dal quale apprese i primi rudimenti del disegno e del colore, aiutandolo nelle decorazioni ad affresco di numerosi palazzi palermitani. Dal 1873 al 1882 fu a Napoli, allievo di D. Morelli. In questi anni di apprendistato completò la sua formazione, affinando le sue doti naturali e sperimentando con successo, oltre alla pittura, le tecniche del pastello e dell’acquerello.
Giovanissimo, nel 1875 espose alla Promotrice di Napoli un Ritratto del Morelli e un gruppo di dipinti e di acquerelli che furono molto apprezzati dal maestro e dai critici contemporanei. Fu presente quindi all’Esposizione nazionale di Napoli del 1877 con Non l’avessi mai letto! e con un pastello raffigurante Giovedì santo, acquistato dalla contessa Mazarino. A Torino, all’Esposizione nazionale del 1880, presentò un olio, La cappella di S.Andrea nella chiesa di S.Paolo a Napoli, “in cui avvi una bellissima macchietta di donna pregante” (Filippi, 1880); l’anno dopo lo troviamo presente all’Esposizione nazionale di Milano con tre acquerelli (Cappella del Crocifisso, Suonatrice orientale, Gelosa).
Rientrato a Palermo nel 1882, si inserì senza difficoltà nell’ambiente artistico locale. I suoi dipinti, ma ancor di più i pastelli e gli acquerelli, incontrarono subito il favore della committenza nobiliare e borghese dell’epoca. A partire dal 1886 ottenne l’incarico di “disegno di figura”, e in seguito la cattedra di “pittura della figura”, presso l’accademia di belle arti di Palermo, dove insegnò ininterrottamente fino al 1926. Diede vita inoltre a una scuola di pastello, frequentata da varie generazioni di artisti e dilettanti.
Nel 1884 eseguì un grande quadro, Il rinvenimento del cadavere di Pietro Micca, che rappresenta di certo la sua prova più impegnativa nel campo della pittura di genere storico, attualmente nella Galleria civica d’arte moderna di Torino. Nel 1887, all’Esposizione nazionale di Venezia, fu presente con Preparativi carnevaleschi. A Palermo, prese parte all’Esposizione nazionale del 1891-92 con Piazza duomo a Messina (firmato e datato 1891, appartenente al Museo regionale di Messina, attualmente in deposito temporaneo alla Prefettura), riportando un discreto successo personale, mentre alla Mostra regionale di belle arti del 1894-95 espose una serie di pastelli.
È impossibile analizzare in dettaglio la vastissima produzione del D., in gran parte dispersa in collezioni private soprattutto palermitane. Meritano però di essere ricordate alcune sue opere in raccolte pubbliche ed altre più significative, menzionate dai biografi. La Galleria d’arte moderna di Palermo possiede: L’ambulatorio (1897), Pescatori di Sferracavallo – entrambe d’intensa resa realistica -, Contadinella, Primavera, Donna con ventaglio, Madre che veglia il proprio bambino. Sempre a Palermo si conservano: Fiammetta (1888), Gorizia italiana (1916), Fiori, Ritratto femminile, Piazza Politeama a Palermo, Antico palazzo a Messina (coll. Banco di Sicilia-Fondazione Mormino); Gli emigranti (coll. Banca d’Italia); Arance (coll. Cassa di Risparmio). Nei depositi del Museo regionale di Messina esiste un album con ventuno disegni del D., studi preparatori per Piazza duomo a Messina, con molti dettagli della fontana di Orione del Montorsoli.Quanto all’attività grafica del D., si ha notizia di un suo disegno dell’affresco del Trionfo della morte di palazzo Sclafani, acquistato dalla regina Margherita (disperso), e di un grande cartone raffigurante Le tre età dell’uomo presso l’accademia di belle arti. Il De Gubernatis (1889) cita un acquerello, nella Gall. regionale di palazzo Abatellis, a Palermo, raffigurante Il trittico Malvagna. Non va trascurata la sua collaborazione alle decorazioni del teatro Politeama (affreschi ai lati del palcoscenico e nei saloni, insieme con il padre e con M. Cortegiani) e del teatro Massimo (decorazioni del soffitto, insieme con E. De Maria Bergler e M. Cortegiani), di tipico gusto “fine secolo”.
Il D. morì a Palermo il 27 nov. 1938.
Sostenuto sempre dal disegno corretto e da un innegabile mestiere, il linguaggio del D., sempre uguale a se stesso nel corso degli anni: rimase fedele a uno stile decorativo e accattivante, che stempera i dati realistici in cifre aggraziate e leziose, ai margini della problernatica storico-artistica della sua epoca. Apprezzato anche come ritrattista, le qualità migliori del D. si possono cogliere nei bozzetti di genere quasi impressionistico, oltre che in alcuni pastelli e acquerelli di una luminosità calda e vibrante.
(Fonte enciclopedia Treccani)