Carlo Fontana
- Opere presenti in collezioni pubbliche e private
Biografia
Carlo Fontana nacque a Carrara il 5 ott. 1865. Studiò presso l’Accademia di belle arti della sua città. Dal 1886, anno in cui espose la scultura in creta L’infanzia di un eroe, ossia Garibaldi giovanetto alla Promotrice di Genova (catal., p. 22), il F. si stabilì a Genova, dove visse sino al 1889. Durante il soggiorno ligure realizzò alcune opere di tema sociale, quali Emigranti (terracotta, New York, coll. priv.), ispiratogli dalla vista dell’imbarco degli emigranti dal porto, e Diseredato (Millesimo, coll. priv.), che verrà esposto nel 1892 alla Promotrice di Torino (catal., p. 24). La scultura del Garibaldi giovanetto (gesso, Carrara, Accademia di belle arti), grazie alla quale fu premiato con medaglia d’argento all’Esposizione di belle arti di Roma del 1890, è ispirata ad un episodio del romanzo Garibaldi e i suoi tempi di J. White Mario (Milano 1884). Nel 1888 il F. vinse il concorso della Provincia per la pensione a Roma con Tarquinio il Superbo che caccia dal trono Servio Tullio (bassorilievo in gesso, Carrara, Accademia di belle arti), cui seguirà, come seconda prova per il pensionato, il gesso Pietro Tacca, prima ideazione di un soggetto che si concretizzerà nel 1900 con il monumento dedicato a Pietro Tacca nella stessa Carrara. Nel 1891 si aggiudicò il primo pensionato nazionale di scultura con il bassorilievo Il filosofo Campanella torturato in carcere (bronzo, Sarzana, coll. Fontana); l’anno successivo vinse il concorso triennale Albacini con il gruppo Saffo e Faone (terracotta, Roma, Accademia di S. Luca). Tali pensionati gli permisero di vivere stabilmente a Roma. La produzione artistica del F. in questo periodo rivela un complesso eclettismo, che comprende ancora temi classici e accademici, opere di vago allegorismo o di interesse storico-sociale, di gusto commerciale o di richiamo all’esotismo, come si nota anche scorrendo i titoli delle sculture più importanti: Bacio dei campi o Idillio campestre (1891, bronzo, coll. del pittore C. Ferrari); Profezie di Isaia – Tempo verrà che gli uomini faranno delle loro spade zappe…, esposto nel 1897 alla III Triennale di Brera (catal., p. 41); Portatore d’acqua arabo (1900, Parigi, Musée d’Orsay); Emanuele Filiberto che studia la carta d’Italia (1902, acquistato dalla regina Margherita). Agli inizi del nuovo secolo lo stile del F. sembra abbandonare i manierismi di moda per esprimere le caratteristiche più genuine dello scultore, con un richiamo da una parte alla solidità plastica del classicismo romano, dall’altra al michelangiolismo. L’opera che segna la svolta è il Farinata degli Uberti (marmo, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna). Nella marcata fisionomia del volto, nell’intensità dello sguardo, nella bocca dalla piega sprezzante il Farinata diventa l’emblema dello spirito di ribellione dell’umana natura, il protagonista di una irriducibile opposizione. L’opera fu esposta nel 1903 alla Biennale di Venezia, rassegna alla quale il F. prese parte anche nelle successive due edizioni; sempre del primo decennio, sono da ricordare le sue partecipazioni alla mostra della Società degli amatori e cultori di Roma (1901, 1904), all’Esposizione universale di Saint Louis (1904) e all’Esposizione internazionale di Milano (1906). Il tema dell’eroe ribelle ritorna nel Prometeo liberato (1906, bronzo, Milano, coll. priv.). Nel 1907 progettò il monumento di Garibaldi a Sarzana (inaugurato nel 1914), intitolato Il genio della stirpe. In quest’opera il F. tralascia la figura dell’eroe, che imperversava ormai nei monumenti di tutto il territorio nazionale, immaginando invece un vigoroso e plastico nudo maschile, atteggiato come l’Ercole Farnese, cioè il giovane popolo italiano, che si ripara e si difende dietro lo scudo ovale in cui è effigiato il profilo di Garibaldi. Nel 1908 il F. si aggiudicò l’importante concorso per la Quadriga dell’Unità, per il Vittoriano a Roma (propileo di sinistra): la gigantesca opera in bronzo fu collocata solo nel 1927, dopo aver posto innumerevoli problemi di statica e di fusione. La preparazione comportò accurati studi anatomici e dal vero per i cavalli, nonché l’uso delle moderne tecniche fotografiche e di riprese cinematografiche, fino all’impiego di modelli grandi al vero. È stato anche un importante ritrattista. Eseguì, tra gli altri, il busto del Senatore Blaserna (1906, marino, Roma, palazzo Madama); L’on. E. Feni (1906, marino, Roma, Aula magna dell’università); il celebrato e autoritratto Eterno sognatore (1906, bronzo, Roma, Galleria naz. d’arte moderna); il busto di Bjornsderne Bjornson (marmo, 1906-1910 circa, Biblioteca dell’università di Oslo); la Principessa Vittoria Colonna (1910 circa, marmo, Sarzana, coll. Fontana). Fu anche professore di plastica della figura all’Accademia di belle arti di Carrara dal 1915 al 1929.